Dal dicembre 2012 è professore straordinario di Progettazione Architettonica ed Urbana presso la medesima facoltà, oggi Dipartimento di Architettura. Dal 2013 fino ad oggi Luigi Franciosini ha svolto attività di ricerca e didattica nell’area della Progettazione Architettonica ponendo particolare attenzione al rapporto tra progetto e contesto nei suoi riflessi storico-archeologici e paesaggistici. Un’esperienza che è stata accompagnata da una costante sperimentazione della didattica dei corsi ordinari, nel coordinamento di laboratori di tesi di laurea e nelle attività connesse al terzo livello e da una intensa attività di conferenze svolte sul tema in ambito nazionale ed internazionale. In riferimento a ciò, la convergenza di affinità culturali, di curiosità scientifiche, e le passioni personali hanno man mano accresciuto competenze e abilità di dottorandi, assegnisti, laureandi, dando luogo ad una unità di ricerca operante nel nostro Dipartimento.
Su questo argomento nel 2015 Luigi Franciosini ha organizzato e curato, presso il Dipartimento di Architettura di Roma Tre, le Giornate di studi dal titolo Architettura e Patrimonio, progettare in un Paese Antico, nelle quali sono confluiti contributi nazionali ed internazionali.
In questo ambito Luigi Franciosini è stato responsabile di quattro tesi dottorali. Relativamente ai suoi impegni negli organi e commissioni di governo in seno al Dipartimento di Architettura, dal 2013 Luigi Franciosini è stato membro componente della Commissione programmazione attività di ricerca. All’interno di questo organismo, s impegnato ad identificare, con chiari intenti strategici e metodologici, le linee di ricerca caratterizzanti l’identità culturale, tecnico-scientifica del Dipartimento, integrando, all’interno di tre macro-aree, discipline naturalmente convergenti nell’obiettivo di contenere e canalizzare la diversificazione degli interessi culturali all’interno di un approccio multidisciplinare coerente e sinergico.
Concorso per il Museo della Scienza a Roma
Un contesto fatto d’angoli retti, d’ombre regolari, d’assi e di contrappunti, a ribadire l’alberata di platani di Via Reni. Un paesaggio stretto tra le colline di Monte Mario e Monte Parioli, bordato dal fiume e ordinato dalla sagoma del tridente novecentesco. Via Guido Reni, il viale alberato e il recinto murario, negli stessi anni lo Stabilimento viene destinato a ‘Guido Reni District’. La Reale Fabbrica D’Armi posta a cavallo di via Guido Reni, tra le alberate di platani, interrompe la propria lunga storia iniziata nel 1905 e si apre ad un periodo di transizione.
Il concetto di base è la costruzione di una
grande sala, suddivisa in 4 livelli, in grado di ospitare più
funzioni in uno spazio privo di pilastri intermedi, che assicuri la
massima flessibilità nella distribuzione delle cose. Il museo propone
un’articolazione funzionale e spaziale che facilita l’accesso all’offerta
culturale in un contesto pienamente accessibile.
L’ampio foyer che attraversa l’edificio potenzia la relazione tra esterno e
interno connettendo lo spazio pubblico ai percorsi museali e al ‘Giardino
Pensile Solare’. Il Giardino Pensile Solare conquista un esteso parterre
all’aperto, impossibile da ottenere alla quota del suolo. In quanto
struttura aperta agli usi diffusi, anche indipendenti dalla fruizione del
Museo, la nuova copertura rende prossimi luoghi altrimenti distanti e
suggerisce occasioni per veicolare l’osservazione scientifica della realtà
sensibile. In questo senso l’intervento eleva la copertura a frammento di
paesaggio naturale, a ‘rifugio’, a simbolo. Le Antenne sono le strutture più emblematiche del Giardino pensile.
Il movimento delle cose e movimento delle persone è dato lungo l’antico muro di perimetro si aprono due vie interne carrabili destinate
alla movimentazione delle cose che, attraverso piccoli mezzi motorizzati
le distribuiscono nel museo, piano per piano, secondo un ordine che
dalla periferia procede verso il centro.
Gli spazi simultanei, sequenziali e in successione sono nell’organizzazione degli spazi museali contemporanei è importante pervenire ad
una concezione spaziale capace di adeguarsi di volta in volta alle diverse
esigenze espositive, determinate dalla necessità di esporre un repertorio
in continuo divenire. In questo senso è essenziale definire un assetto
tipologico, una concezione strutturale in grado di garantire flessibilità
e adattabilità degli spazi.
Il museo è concepito sul piano costruttivo dalla combinazione di elementi e materiali riciclati e riciclabili, assemblati a secco e facilmente disassemblabili. La soluzione conferisce solidità e massa ai prospetti, allo scopo anche di proteggere le retrostanti vetrate dall’irraggiamento solare, senza precludere la penetrazione della luce naturale e la visione del panorama urbano. Le grandi vetrate panoramiche sono protette da una schermatura solare garantendo una ventilazione naturale adeguata alle diverse esposizioni e orientamenti. Il resto dell’involucro esterno è caratterizzato da un diaframma trasparente composto da ampie facciate, a montanti e traversi, realizzate con profili in alluminio riciclato, con vetrate fisse e serramenti apribili in grado di garantire la ventilazione naturale.
Il risparmio di suolo accordato all’esigenza di includere nel programma la presenza di un grande spazio aperto naturalizzato, hanno indirizzato il progetto verso la concezione di un tetto giardino fruibile da tutti, caratterizzato dalla crescita spontanea d’arbusti e prati, dalla presenza di vasche e cisterne di riserva d’acqua piovana, e soprattutto, è spazio dominato dalle 11 torri impiantistiche, concepite in carpenteria metallica di acciaio corten e destinate a far da sostegno al sistema di captazione delle acque piovane e ai dispositivi per la produzione di energia rinnovabile. Adiabatico Sfrutta il principio naturale dell’evaporazione dell’acqua che abbassa la temperatura dell’aria. La declinazione del modulo intorno a un centro o lungo una linea costruisce le differenze dell’impianto, individua una chiara gerarchia di parti non definite da un’immagine funzionale ma da un principio insediativo.
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