LUIGI FRANCIOSINI

Oggi parliamo di: Luigi Franciosini

Si laurea nel 1986 presso l’Università degli Studi «La Sapienza», Facoltà di Architettura di Roma. Nel 1988 accede tramite concorso al Dottorato di Ricerca in Composizione Architettonica presso il Dipartimento di Progettazione ed Analisi Urbana della Facoltà di Architettura di Roma. Dal 1996 inizia la sua attività di professore a contratto di Caratteri tipologici e morfolologici dell’architettura presso la Facoltà di Architettura di Roma Tre. Nel 2002 ricopre il ruolo di Ricercatore in Composizione Architettonica ed Urbana.

Dal dicembre 2012 è professore straordinario di Progettazione Architettonica ed Urbana presso la medesima facoltà, oggi Dipartimento di Architettura. Dal 2013 fino ad oggi Luigi Franciosini ha svolto attività di ricerca e didattica nell’area della Progettazione Architettonica ponendo particolare attenzione al rapporto tra progetto e contesto nei suoi riflessi storico-archeologici e paesaggistici. Un’esperienza che è stata accompagnata da una costante sperimentazione della didattica dei corsi ordinari, nel coordinamento di laboratori di tesi di laurea e nelle attività connesse al terzo livello e da una intensa attività di conferenze svolte sul tema in ambito nazionale ed internazionale. In riferimento a ciò, la convergenza di affinità culturali, di curiosità scientifiche, e le passioni personali hanno man mano accresciuto competenze e abilità di dottorandi, assegnisti, laureandi, dando luogo ad una unità di ricerca operante nel nostro Dipartimento.

Su questo argomento nel 2015 Luigi Franciosini ha organizzato e curato, presso il Dipartimento di Architettura di Roma Tre, le Giornate di studi dal titolo Architettura e Patrimonio, progettare in un Paese Antico, nelle quali sono confluiti contributi nazionali ed internazionali.

Va ricordato, inoltre, il suo interesse al tema dell’architettura funeraria, di cui è già apparsa, nel giugno 2011, la monografia Cimiteri , che anticipa la più importante opera del Manuale dell’Architettura Funeraria la cui uscita è prevista per 2019. «Luigi Franciosini svolge attività didattica nel Dipartimento di Architettura di Roma Tre, sia nel Corso di Laurea Triennale in Scienze dell’Architettura sia nella Laurea Magistrale in Progettazione Architettonica. Un'importante e continua attività che, per il triennio in esame, ha prodotto 84 progetti di laurea nell’area disciplinare. Dal 2013 Luigi Franciosini è membro fondatore del Dottorato Architettura, Innovazione e Patrimonio.

In questo ambito Luigi Franciosini è stato responsabile di quattro tesi dottorali. Relativamente ai suoi impegni negli organi e commissioni di governo in seno al Dipartimento di Architettura, dal 2013 Luigi Franciosini è stato membro componente della Commissione programmazione attività di ricerca. All’interno di questo organismo, s impegnato ad identificare, con chiari intenti strategici e metodologici, le linee di ricerca caratterizzanti l’identità culturale, tecnico-scientifica del Dipartimento, integrando, all’interno di tre macro-aree, discipline naturalmente convergenti nell’obiettivo di contenere e canalizzare la diversificazione degli interessi culturali all’interno di un approccio multidisciplinare coerente e sinergico.

Concorso per il Museo della Scienza a Roma

Un contesto fatto d’angoli retti, d’ombre regolari, d’assi e di contrappunti, a ribadire l’alberata di platani di Via Reni. Un paesaggio stretto tra le colline di Monte Mario e Monte Parioli, bordato dal fiume e ordinato dalla sagoma del tridente novecentesco. Via Guido Reni, il viale alberato e il recinto murario, negli stessi anni lo Stabilimento viene destinato a ‘Guido Reni District’. La Reale Fabbrica D’Armi posta a cavallo di via Guido Reni, tra le alberate di platani, interrompe la propria lunga storia iniziata nel 1905 e si apre ad un periodo di transizione. 


Il concetto di base è la costruzione di una grande sala, suddivisa in 4 livelli, in grado di ospitare più funzioni in uno spazio privo di pilastri intermedi, che assicuri la massima flessibilità nella distribuzione delle cose. Il museo propone un’articolazione funzionale e spaziale che facilita l’accesso all’offerta culturale in un contesto pienamente accessibile.
L’ampio foyer che attraversa l’edificio potenzia la relazione tra esterno e interno connettendo lo spazio pubblico ai percorsi museali e al ‘Giardino Pensile Solare’. Il Giardino Pensile Solare conquista un esteso parterre all’aperto, impossibile da ottenere alla quota del suolo. In quanto struttura aperta agli usi diffusi, anche indipendenti dalla fruizione del Museo, la nuova copertura rende prossimi luoghi altrimenti distanti e suggerisce occasioni per veicolare l’osservazione scientifica della realtà sensibile. In questo senso l’intervento eleva la copertura a frammento di paesaggio naturale, a ‘rifugio’, a simbolo. Le Antenne sono le strutture più emblematiche del Giardino pensile.

Il movimento delle cose e movimento delle persone è dato lungo l’antico muro di perimetro si aprono due vie interne carrabili destinate alla movimentazione delle cose che, attraverso piccoli mezzi motorizzati le distribuiscono nel museo, piano per piano, secondo un ordine che dalla periferia procede verso il centro.
Gli spazi simultanei, sequenziali e in successione sono nell’organizzazione degli spazi museali contemporanei è importante pervenire ad una concezione spaziale capace di adeguarsi di volta in volta alle diverse esigenze espositive, determinate dalla necessità di esporre un repertorio in continuo divenire. In questo senso è essenziale definire un assetto tipologico, una concezione strutturale in grado di garantire flessibilità e adattabilità degli spazi.




Il museo è concepito sul piano costruttivo dalla combinazione di elementi e materiali riciclati e riciclabili, assemblati a secco e facilmente disassemblabili. La soluzione conferisce solidità e massa ai prospetti, allo scopo anche di proteggere le retrostanti vetrate dall’irraggiamento solare, senza precludere la penetrazione della luce naturale e la visione del panorama urbano. Le grandi vetrate panoramiche sono protette da una schermatura solare garantendo una ventilazione naturale adeguata alle diverse esposizioni e orientamenti. Il resto dell’involucro esterno è caratterizzato da un diaframma trasparente composto da ampie facciate, a montanti e traversi, realizzate con profili in alluminio riciclato, con vetrate fisse e serramenti apribili in grado di garantire la ventilazione naturale.

Il risparmio di suolo accordato all’esigenza di includere nel programma la presenza di un grande spazio aperto naturalizzato, hanno indirizzato il progetto verso la concezione di un tetto giardino fruibile da tutti, caratterizzato dalla crescita spontanea d’arbusti e prati, dalla presenza di vasche e cisterne di riserva d’acqua piovana, e soprattutto, è spazio dominato dalle 11 torri impiantistiche, concepite in carpenteria metallica di acciaio corten e destinate a far da sostegno al sistema di captazione delle acque piovane e ai dispositivi per la produzione di energia rinnovabile. Adiabatico Sfrutta il principio naturale dell’evaporazione dell’acqua che abbassa la temperatura dell’aria. La declinazione del modulo intorno a un centro o lungo una linea costruisce le differenze dell’impianto, individua una chiara gerarchia di parti non definite da un’immagine funzionale ma da un principio insediativo.


EXPO DOPO EXPO

La Cittadella 


L’Area EXPO come occasione per una strategia di riordino territoriale, nell’area metropolitana lombarda, la più grande del Paese, l’eccessivo consumo di suolo si accompagna al proliferare delle dismissioni produttive. In tale problematico contesto territoriale l’area EXPO presenta elementi peculiari che ne fanno una risorsa unica per posizione, servizi, reti infrastrutturali e qualità delle risorse naturali. Individuati i complessi dismessi che interferiscono con la continuità della rete ecologica, si propone il loro trasferimento insediativo all’interno di grandi comparti, tra cui anche quello di EXPO, incentivati dall’incremento di valore immobiliare ottenibile con la concentrazione. Concentrazione insediativa e diffusione delle qualità L’aria della città rendeva liberi perché le mura proteggevano la libertà degli scambi da aggressioni esterne e le regole del diritto davano certezze alle relazioni all’interno.
Oggi l’immagine della dispersione insediativa rappresenta plasticamente la pervasività dello scambio fisico e la sua tendenziale insubordinazione alla regolazione spaziale. Lo sviluppo del nuovo polo universitario e degli altri centri di ricomposizione insediativa incrementerebbe la struttura multipolare del sistema metropolitano, aumentando la domanda di mobilità nel nuovo sistema policentrico.


Il sistema della viabilità carrabile interna all’area recupera l’anello perimetrale preesistente. L’accesso principale avviene attraverso una nuova rotatoria posta sul margine nord-est dell’area, in contrappunto all’Albero della Vita, permettendo l’accesso al sistema dei parcheggi interrati posti in corrispondenza del sedime del nuovo complesso.
Campus: un nuovo paradigma insediativo, si tratta di una scelta insediativa solo apparentemente autonoma e assiomatica. Nelle due proposte presentate la strategia insediativa generale è comune ma si declina per differenza nel rapporto tra edifici, spazio e paesaggio.

Due progetti, una campata tipo; la ricchezza degli spazi è ottenuta dalla combinazione del modulo tettonico che, a partire dalla pianta del singolo elemento, costruisce le differenze dell’impianto dei due progetti, individua una chiara gerarchia di parti riconoscibili ma non funzionalmente bloccate, non definite da un’immagine funzionale, quanto da un principio insediativo originario. Le scelte derivano quindi dalle possibili declinazioni di una logica additiva di un’entità individuale, un elemento base, che unisce in sé logica tipologica e sistema costruttivo, un montaggio di parti che dà origine a un insieme, attraverso la modificazione dei rapporti tra elementi base.

La sequenza, lungo una linea quindi l’ipotesi interpreta nello spazio il tema della sequenza come principio insediativo archetipico. Come nel caso della precedente ipotesi qui il principio insediativo deriva dall’incontro della scala territoriale, dell’idea di misurazione dello spazio e dall’uso della campata come elemento di base, tettonico, che costruisce gli edifici.

Domanda: 

Negli anni la tua visione di progettazione delle spazi urbani è cambiata?

A cura di MS e Sandro Martucci





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