DARIO COSTI

 Oggi parliamo di: Dario Costi


È Professore ordinario presso l’Università di Parma dove insegna Progettazione architettonica al secondo, al terzo e al quinto anno come Coordinatore di un Laboratorio di Sintesi dal titolo "Progetto e costruzione". Dal 2003 insegna nei Laboratori di progettazioni dei Corsi di Laurea in Architettura di Parma, dal 2004 è membro di Commissioni di Laurea e relatore di 30 tesi prevalentemente sul tema dell’edificio e dello spazio pubblico, dell’housing sociale, del progetto urbano e nel paesaggio. Dal Dicembre del 2017 è direttore scientifico del Laboratorio di ricerca "Smart City 4.0 Sustainable LAB" del Dipartimento di Ingegneria e Architettura dell’Università di Parma impostato con l’intenzione di riaffermare la centralità del progetto urbano nella sua dimensione strategica come sintesi e luogo di convergenza delle azioni di Rigenerazione urbana per le città contemporanea. Smart City MASIC" presso l’Università LUM Jean Monnet sede di Lecce. Dal 2018 è Direttore scientifico dei Corsi di Alta Formazione "Laboratorio Progetto Urbano Strategico Urban Strategic Design LAB: un Disciplinare di indirizzo per la Rigenerazione Urbana" Valore PA – Corsi di Formazione 2018 per la School of Management dell'Università LUM Jean Monnet, di Bari. Nel 2018 è direttore del corso con sede a Trani. Nel 2019 è direttore e co-direttore di n.5 Corsi per le Regioni Puglia, Emila Romagna, Sardegna.

PICCOLO POLO DIDATTICO A COMPIANO

Il progetto non è solo la riorganizzazione architettonica e l’ampliamento di una struttura scolastica. E’ anche un presidio formativo sul paesaggio come strumento di comprensione del luogo, delle sue prospettive e della sua luce. Sotto il castello, appena oltre il fiume Taro e vicino al campo sportivo è stata ripensata integralmente la Scuola comunale grazie alla integrazione di un Micronido e l’aggiunta di un nuovo corpo che occupa il lato ovest del giardino. Il progetto ripensa infatti l’articolazione degli spazi nel loro insieme suddividendo chiaramente ingressi e aree dedicate intorno al sistema di risalita comune, alla palestrina ed al giardino collettivo. L’intervento diviene così, innanzitutto, un dispositivo di razionalizzazione della struttura e di collegamento diretto ed esclusivo di questi spazi condivisi, intesi come ambiti comuni da attivarsi a rotazione. Se Micronido e Materna vengono ricavate al piano terra dell’edificio originario la Scuola elementare occupa buona parte del nuovo intervento. Qui quattro aule sono disposte, a due a due, sul lato ovest del corridoio di ingresso e sono affacciate sul piano verde che si distende sull’alveo del fiume fino alle montagne vicine. Un lungo taglio orizzontale consente alla luce di raggiungere in maniera uniforme le quattro file dei sedici banchi previsti e, nello stesso momento, guida lo sguardo, dall’interno all’esterno, verso la valle del Taro. Sull’altro lato la palestrina aperta quasi completamente sul giardino occupa tutto il volume dell’architettura. Un grande lucernaio quadrato, largo come il corridoio, illumina dall’alto l’uscita dalle classi ai due livelli e l’ingresso alla scuola dal basso. Appena fuori il coperto inclinato sul fronte sud dell’edificio, dove doveva essere disposta una lunga lastra di ardesia nera per disegnare con i gessi colorati, diviene luogo protetto per i bambini in attesa dei genitori.

"Vento"



Spazio dell'interazione e filosofia del paesaggio

Sono arrivato a riconoscere il chiaro sguardo fenomenologico di Simmel nei suoi scritti belli e penetranti su Michelangelo, intesi come meditazione sulla tragedia. È questo un pretesto dalla straordinaria forza per ricercare e riscoprire nelle sue opere l'essenza dell'umanità nella condizione dialettica della convivenza di anima e corpo, spirito e natura, suggestione e concretezza, vita e forma. Pittura e scultura diventano allora opportunità per descrivere l'irriducibile lotta universale tra queste opposizioni casuali. La ricerca artistica di Michelangelo è quindi diretta espressione di una dinamica esistenziale espressa attraverso i contrasti: l'atmosfera e il dolore dell'anima sono direttamente la forma e il movimento di questi corpi, o, per meglio dire, la loro qualità.
È in questa idea che la realtà è espressione di una profondità fatta di relazioni e conflitti, e che l’esperienza umana è al centro di questo racconto, che l’architettura può dedicarsi alle sue riflessioni sullo spazio e sul paesaggio, costruendo ponti tra filosofia e filosofia. . sociologia. Simmel ha ricordato la definizione di Kant: lo spazio è la possibilità di stare insieme. In parte, sviluppa e chiarisce questo resoconto sottolineando il primato della qualità della relazione tra le altre caratteristiche. Tuttavia, lo spazio non è la struttura o il contesto di ciò che accade, è, al contrario, esso stesso il prodotto delle relazioni sociali.
Riconoscere che la realtà fisica così come la percepiamo è in realtà il significato che le attribuiamo stravolge completamente il senso della nostra riflessione e del nostro approccio al tema. Simmel lo ha detto molto chiaramente: lo spazio non è un fatto spaziale con effetti sociologici, ma un fatto sociologico formatosi nello spazio. È la nostra trasformazione che connette le cose, è la sintesi di azioni che uniscono alcuni elementi in un tutto. Questa unità instabile diventa la nostra rappresentazione di ciò che vediamo. La prima cosa da fare è limitare questa esplorazione intorno a noi. Il riconoscimento di un territorio è quindi una questione culturale decisiva; la definizione dei limiti è la condizione per comprendere il significato unitario delle relazioni che attiviamo. Questo confine è proprio ciò che condiziona l’ambiente fisico come specchio dell’esistenza umana.
Solo allora, grazie alla definizione dell’involucro concettuale e all’attribuzione di valore alle parti che al suo interno identifichiamo, lo spazio come regione dimensionale diventa luogo di relazioni tra le cose e apre possibilità di sedimentazione di esperienze, emozioni, ricordi. e identità.
Come architetti, siamo molto interessati alla centralità delle connessioni tra gli elementi che ci circondano all'interno di un campo visivo limitato. Le relazioni come interazioni sono strumenti necessari per le molteplici costruzioni di un unico significato che attribuiamo a una realtà precisa, legando insieme in modo interattivo frammenti o parti altrimenti insignificanti.
Questa proiezione intellettuale di Simmel sullo spazio si riarticola e si concretizza nella riflessione sul paesaggio alla ricerca di un carattere unificante, l'universalità in cui tutti i dettagli si incontrano. La realtà ci fornisce esempi straordinari del tipo speciale di sospensione spirituale in cui possiamo essere immersi. Di conseguenza, i risultati intangibili ma significativi dei sistemi relazionali sono visibili ovunque. La stimolazione di un paesaggio è diffusa in tutti i suoi singoli elementi, e spesso è impossibile determinare quale di essi ne sia la causa. In un modo difficilmente definibile, tutti ne fanno parte ma non esistono al di fuori di questi contributi né è costituito da essi.
La Stimmung è una qualità oggettiva del paesaggio da interpretare come prodotto soggettivo.
Per ognuno di noi, in modo comparabile ma sempre il paesaggio è quindi diventato uno spazio grazie all'azione che abbiamo attivato con e tra le parti che lo compongono.
È il nostro modo di percepire un carattere d'insieme, la forma spirituale che avvertiamo.
Non si tratta di astratto ma al contrario di una sensazione culturale da avvertire individualmente attraverso le azioni coordinate della vista e dell'udito.
Cogliamo, in altre parole, un'intonazione su cui sintonizzarci.
Offriamo la nostra disposizione emotiva all'atmosfera della quale accettiamo così in cambio un condizionamento, attivando una relazione con essa: Vediamo il paesaggio sentendolo inseparabilmente dalla disposizione sentimentale in cui ci troviamo. luogo e si pone il paesaggio . La questione di cosa questo carattere unitario riesca a suscitare in chi lo prova ci porta a considerare l'importanza del vissuto di chi apprezza questo insieme di significati nella sintesi poetica.
L'atmosfera in cui siamo immersi, il tono spirituale posto è quindi una base di lavoro su cui si divide tra oggettivo e soggettivo.
Non si tratta però solo di conoscere le caratteristiche del progetto e di essere disposti ad ascoltare le qualità da evidenziare con l'architettura.
È anche un esempio e uno stimolo alle sperimentazioni finalizzate ad un'esperienza poetica su che da sempre abbiamo.

A cura di MS e Sandro Martucci

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